Il progetto nasce dalla ricerca di equilibrio tra le caratteristiche del lotto e del suo contesto. Il luogo è denso di contraddizioni. Sublime, grazie alla vicinanza a una distesa di vigneti che si estende nel panorama a perdita d’occhio; meno poetico sugli altri fronti, caratterizzati dalla presenza di edifici residenziali di scarsa qualità. Il lotto, dalla forma regolare, è stretto e lungo ed è ricco di una fitta vegetazione che il progetto intende conservare.
La casa ha una doppia anima: una riservata, schiva e algida, l’altra aperta, trasparente e dinamica. Coerentemente a questa doppia identità, il blocco abitativo (che si sviluppa al piano terra e al piano interrato) è posizionato al centro del lotto, tagliando l’area in due parti.
A nord la casa ha un fronte molto chiuso, quasi un muro di protezione dell’intimità quotidiana domestica. Il giardino a nord definisce uno spazio verde di ingresso e rappresentanza su cui si attestano gli ingressi carrabili e pedonali. È definito da un sistema di recinzione in muratura bianca, ampie aree a prato, alberi e percorsi pavimentati.
A sud la casa si apre completamente sul giardino, inteso come un vero e proprio prolungamento della spazialità interna della casa. Le grandi vetrate continue e il pavimento, che si sviluppa tra interno ed esterno senza soluzione di continuità, sottolineano come il giardino sia esso stesso una parte della casa. Si ribalta il rapporto tra aree minerali e aree verdi del giardino di ingresso: a sud l’area esterna è quasi completamente pavimentata così da configurare la scenografia fissa degli spazi di sosta e di convivialità, mentre l’elemento naturale è puntuale e strumentale alla definizione dei diversi “soggiorni all’aria aperta”.
La grande vetrata a sud deve essere protetta dalla potenza del sole che illumina gli spazi. La schermatura solare non rappresenta un elemento tecnico e funzionale fine a se stesso, ma collabora alla definizione del carattere della casa. Si configura come una serie di pannelli, in parte scorrevoli e in parte fissi, costituiti da blocchi di ceramica che lasciano filtrare la luce, generando una trama suggestiva di luci e ombre all’interno degli spazi.

Collaboratori: Arch. Federica Bondi, Arch. Lorenzo Musto